giovedì 14 aprile 2011

Un ricordo dello Zio

Era qualche tempo che non pensavo a mio zio. Una frase che ho sentito oggi me lo ha ricordato. Oramai sono dieci anni che è passato si spera a una vita migliore.

Nei miei anni infantili, tenendo conto che mio padre era fuori tutto il giorno per lavoro e che a quei tempi, nell'intero isolato c'erano solo casa nostra, casa dei miei nonni e il sugherificio dove lavorava sia mio nonno che mio zio, capitava che passassi buona parte della giornata a dare noia a loro e agli operai.

Per molte cose, a posteriori, era simile al sottoscritto. Riservato, taciturno anche se sapeva sciogliersi quando si trovava in buona compagnia, pronto ad accendersi per un nonnulla e pronto a cadere lancia in resta piuttosto che rinunciare ai suoi principi e alle sue idee.

Verso i quindici anni passavo buona parte del pomeriggio ad aiutarlo nella sua nuova attività: un liquorificio. Mi piaceva mettere le bottiglie vuote sulla pedana che le portava via per farle uscire pronte alla vendita dall'altra parte.

Aveva l'abitudine di chiamarmi non per nome ma con l'appellativo di Artista, non perché fossi bravo a disegno o altro. Credo fosse un modo per mettere in risalto che una ne facevo e cento ne pensavo.

Era un po' piromane come il sottoscritto. Gli piaceva accendere un fuoco nel camino e passare delle ore a guardarlo; chissà cosa ci vedeva... Aveva recuperato una vecchia stufa con tanto di canna fumaria a forma di termosifone e lo aveva montato nel suo ufficio nella fabbrica e la teneva accesa dalla mattina alla sera.

Non sono più il bambino che ero, ma il suo modo di sembrare burbero e non esserlo mi è rimasto dentro.

Ciao Zio, spero tu stia bene.

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