domenica 1 marzo 2015

Fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima

Era la fine degli anni '70 e girando la manopola (ebbene sì, miei piccoli amici, c'è stato un tempo in cui ci si doveva alzare per cambiare canale) del vecchio televisore presente nel tinello di casa dei miei genitori, mi imbatto in questo strano telefilm.

Non ho memoria di quale fosse il titolo del mio primo episodio di Star Trek, probabilmente si trattava di "Oltre la galassia" (Where No Man Has Gone Before). Non ero ancora il divoratore di fantascienza che sarei diventato in futuro, e rimasi affascinato dal fatto che, quando si si trova ad affrontare problemi più grandi di noi, alla fine esiste sempre una possibilità di risolverli.

Come tutti rimasi inizialmente colpito dalla figura del capitano Kirk, ma piano piano cominciai a ritrovarmi nel personaggio del signor Spock.
Era parte di una comunità di persone ma in fondo era solo, anche se per lui non era un problema in quanto non era soggiogato dalle umane emozioni. Mi colpì il fatto che non ci si trovasse davanti a un essere che era uno scimmiottamento di un computer, ma di un personaggio che aveva un suo spessore, probabilmente l'unico nella serie ad avere una vera terza dimensione e non essere solo una serie di piani paralleli ognuno con un aspetto diverso.

Durante la serie non si lesinano colpi alla sua origine non umana (alla faccia della Federazione Unita dei Pianeti) ma alla fine si lascia splendere il fatto che la mancanza di emozioni non è sempre una cosa negativa, ma che anzi, ci aiuta a focalizzare i problemi e a trovare la soluzione più logica.

A differenza di molti bambini, non ho mai sognato di fare l'astronauta ma di analizzare i problemi e trovare una soluzione logica e lineare. In un certo senso mi sento un Vulcaniano mancato. Sono affascinato dalla sua compostezza e, infatti, l'episodio che meno amo della serie originale è Al di qua del paradiso (This Side of Paradise) in cui vediamo uno Spock in preda alla proprie emozioni.

Col passare degli anni ho seguito tutte le varie peripezie della Federazione (ad esclusione, ovviamente, del reboot) e non ho trovato molti alieni così ben caratterizzati. Tenendo conto degli anni in cui è stata girata le serie originale di Star Trek, Leonard Nimoy ha fatto una spettacolare interpretazione portandoci verso pianeti sconosciuti e facendoci capire che la differenza non è una cosa da evitare ma un arricchimento della comunità.

La sua morte ho riempito di tristezza il mio cuore. Con lui finisce un'epoca di fantasia e viaggi che sino ad allora non erano neppure immaginabili. Purtroppo c'è molta meno logica nell'universo e non ternerà più.

Alla fine, pur non avendo mai avuto l'onore di incontrar Leonard Nimoy di persona, non posso che fare mie le parole che il suo collega George Takei.



Io, nel mio piccolo, posso solo limitarmi a un "Live long and prosper, Mr. Spock"