mercoledì 8 giugno 2022

Ciao Fratello

Ieri te ne sei andato.
Sembra ieri quanto, quasi sedici anni fa, sei arrivato nelle nostre vite.

Non è mai stato facile stare vicino a te, ma riuscivi sempre a strapparci un sorriso.
Anche il penultimo giorno, nonostante tu fossi palesemente affaticato e avessi problemi a respirare, ci hai fatto sorridere col tuo stare in equilibrio con la testa sul filo della tua scodella, dalla quale non ti allontanavi quasi mai, e dalla quale sorbivi litri e litri di acqua che, come novella coperta di Linus, non scordavi mai di bere prima e dopo ogni uscita e, quando oramai malato, sopportavi stoicamente l'applicazione delle medicazioni.

Certo, non scorderò mai gli ultimi anni, durante i quali, da affaccendato esploratore del mondo, sei diventato un lento e burbero osservatore delle vicende altrui. Ma per me resterai sempre il compagno di giochi. Quante volte mi sono nascosto nel parco e tu, giravi come una trottola, correndo a destra e sinistra, preoccupandoti che fossi andato via.

Non era facile essere tuo amico; bastava un piccolo malinteso e tu tagliavi immediatamente i ponti con la controparte. Hai avuto però degli amici inaspettati tra coloro che, a rigor di logica, avrebbero dovuto allontanarti. Uno su tutti Ulisse.
Ricordi? La sera prima della tuo passaggio sul ponte dell'arcobaleno, si è avvicinato arrivando nel parcheggio dove c'è l'aiuola devi eri solito sostare per rinfrancarti dopo il faticoso cammino. Forse, già provato, non te ne sei reso pienamente conto fosse la. Forse era venuto a salutare un vecchio amico che, per una banale quisquilia, lo aveva allontanato.

Anche quando eri amico di qualcuno, ti limitavi a fugaci saluti e poi via, ognuno per la sua strada, perché avevi sempre da fare. Mica potevi perdere tempo; forse eri conscio del fatto che non saresti restato tanto su questa terra.

Questo non ha mia limitato il tuo spirito.
Non eri grande nel fisico, ma il tuo coraggio nel frapporsi tra i tuoi cari e un pericolo, più o meno reale, non lo hai mai perso col passare degli anni.
Ricordo quando il cane del vicino, quello che non perdeva l'occasione per abbaiarti contro, lo ha fatto contro di me.Tu, che lo hai sempre ignorato, ti sei frapposto tra me e quel cane. Incurante del fatto che non potesse in alcun modo, farmi del male, ti sei gettato nella mischia e non avresti permesso si avvicinasse, anche a costo di farti azzannare.

A volte mi sono arrabbiato con te, come credo sia normale tra fratelli. Sai anche che molte volte, non eri tu il destinatario dei miei strali, ma nostro padre. Non ho mai capito come tu potessi cercarlo sempre; come tu anelassi una sua carezza, un suo gesto. Lui che, specialmente durante l'ultimo anno, ti ha ignorato quasi totalmente; le uniche interazioni tra voi due era quanto ti urlava contro perché avevi sporcato a terra.
Cazzo! Non si rendeva conto che, con l'anomala crescita ghiandolare che stavi subendo, non potevi evitare di perdere, se non sangue, linfa e che, nonostante le medicazioni e i tamponamenti, era inevitabile che qualcosa finisse sul pavimento?

L'unica persona che è sempre riuscita a mettere pace tra noi è stata Maria Catena.
Lei era in grado di distendere gli animi di tutti. Tu l'adoravi. Ricordo che quando andavo al lavoro, tu aspettavi che lei terminasse la preparazione mattutina e poi, cercavi in tutti i modi a convincerla a uscire fuori. Quante volte, giocando a inseguirla, le hai macchiato o lacerato i vestiti. Quando eri preso dal gioco, non riuscivi a controllare la tua forza. Lei si è sempre divertita a farlo e non le importava.
Anche quando ti attardavi a fare i "tuffi" nel torrente presente nel parco. Una volta siete stati redarguiti perché siete tornati tardi a casa da nostro padre; padre poi rimasto stupito del fatto che, quando uscivate insieme, non eri solito giocare in maniera così spensierata.

Adesso non sei più tra noi. Solo stamattina ho preso completamente coscienza del fatto.

Stamattina mi sono svegliato alla solita ora, le 05.30 circa. Oramai da mesi non avevo più bisogno della sveglia per alzarmi e, prima di provvedere alle mie esigenze, venire da te, svegliarti, prendere i tuoi sbuffi di rimbrotto perché, forse, avresti preferito aspettare, sorbire le tue medicine, eventualmente pulirti, farti uscire per la tuo giro mattutino e poi, una volta tornati a casa, disinfettare la tua ferita e darti un poco di colazione.
Stamattina non avevo nulla di tutto questo da fare. Nulla. Se non vestirmi e scendere a fare colazione, dove ho trovato lui; lui che già ieri voleva iniziare a togliere da casa ogni segno della tua esistenza. Non gli ho permesso di farlo. Tra qualche giorno, magari stasera, ce ne occuperemo Maria e io. Puliremo quello che deve essere pulito, riporremo quanto ingombra e non serve più (purtroppo), butteremo quanto di irrecuperabile c'è, doneremo il tuo cibo speciale a quanti ne potranno beneficiare, serberemo gelosamente per noi i tuoi oggetti personali, oltre ai nostri ricordi.

Ci sarebbero mille e mille cose da dire, infiniti ricordi da rivangare, moltissimi rimpianti e liti da riparare; ma non ho più la forza o la possibilità di farlo.
Spero che, nel posto dove sei andato, tu possa avere tutto quello che abbia mai sognato e anche di più. Noi resteremo qui, nel tuo ricordo.

Ciao Buck. Ciao Amico mio, Ciao Fratello.






 

 

 

 

giovedì 28 aprile 2022

Quante ragnatele

Come avrebbe detto il mio nonno,

Madosca, quante ragnatele!

Effettivamente sono anni che non scrivo più su queste pagine. Molto più da fare, stanchezza mentale, poca voglia di stare a scrivere lunghi testi, passaggio a social con pochi caratteri a disposizione...

Oggi mi è venuta voglia di tornare a guardare queste pagine e mi sono detto "Perché no?" 

Speriamo di non veder passare altri anni prima del prossimo post. Per adesso vi saluto.

giovedì 2 agosto 2018

Ieri - 2 Agosto 1980

E anche oggi, come tutti gli anni, siamo arrivati al giorno in cui sarei dovuto morire. Quel 2 Agosto 1980 sarei dovuto essere anche io alla stazione di Bologna. Solo il fatto che mio padre avesse un giorno di ferie e decidesse di accompagnarmi in auto a casa dei nonni del mio migliore amico, invece di farmi viaggiare in treno nonostante avessi già il biglietto, mi permette di essere ancora vivo.

In questi anni molte volte, così come accade nel film “La vita è meravigliosa” ho pensato a cosa sarebbe cambiato nella vita delle persone che ho conosciuto prima e dopo quel momento.
Chissà cosa sarebbe accaduto ai miei genitori, agli amici se non fossi stato lì a sviare i corsi delle loro vite. Sarebbero state peggiori o migliori? Avrebbero raggiunto traguardi impensabili o non sarebbero cambiate per nulla?
Non lo sapremo mai.

In realtà tutta la mia vita da allora potrebbe essere solo un’eco dei residui impulsi elettrici del mio cervello morente e tutti voi solo immagini catturate nel passato dalla mia vista, similmente a quanto accade durante i sogni.

Questo potrebbe quindi spiegare il perché, periodicamente, si riproponga una deriva di stampo razzista. Un mio ex collega direbbe “Ovvio! La merda galleggia”, ma non credo basti come risposta.
Sembra quasi ci sia un ciclo trentennale in cui vengono recuperati simboli e iconografia di epoche passate per controllare, ora la plebe, ora i contadini, ora l’elettorato tutto.

A cosa si tenda è ovvio. Come diceva Il Prof a Mignolo “Tentare di conquistare il mondo”. Cosa ci sarà poi di bello nel farlo o nell’ottenerlo non lo capirò mai. Come non capirò mai perché certe persone debbano pensare di poter prevaricare gli altri solo perché sono più o meno alti, più o meno biondi, più o meno neri.

In ogni campo io sono per permettere a tutti di essere come vogliano, purché non ledano i diritti o la libertà di qualcun altro. Posso discutere con tutti purché si parta da dati certi e non valutazioni pro domo propria. (Amici latinisti, sono certo sia errata, ma pro domo sua ci stava male.)

Il razzismo, come la Frenologia, è roba arcaica, sorpassata, entità residuale delle origini animali dei nostri antenati, così come il riflesso fisico dell’eccitazione sessuale ha origine dall’antenato rettile.
Forse, tra qualche anno, decennio, secolo, i razzisti saranno estinti come i Cro Magnon.
Sino ad allora il prezzo della libertà sarà l’eterna vigilanza.

venerdì 9 settembre 2016

Envoys of Beauty



Envoys of Beauty


from Tumblr http://godai71.tumblr.com/post/150160957281

martedì 30 agosto 2016

Potrebbe essere peggio. Potrebbe piovere...

Ieri se n'è andato un altro protagonista di uno dei miei film preferiti.

Purtroppo Gene Wilder, grandissimo protagonista di quella perla che è "Frankenstein Junior" se ne è andato.

Forse più conosciuto al grande pubblico per film di non alto livello come "Non guardarmi: non ti sento" e "Non dirmelo... non ci credo", ottenne la fama per la sua interpretazione del protagonista nel film "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato". Personalmente non amo questa pellicola perché non sopporto i musical e odio l'attore che interpretava il bambino che sembrava un vecchio.

Per me rimane solo Frederick Frankenstin, il nipote del celebre creatore del Mostro.

Voglio ricordarlo con qualche estratto dalla sua migliore interpretazione.





lunedì 25 luglio 2016

Good Morning Vietnam Europa


Vi ricordate il film Good Morning Vietnam ?
Non voglio dilungarmi sulla storia, quindi se non lo avete visto o non ve la ricordate bene, potete sempre guardarlo o seguire il link.

Vorrei solo soffermarmi su un paio di punti:
  • Non si desidera far sapere che la guerra non è limitata al fronte
  • Non ti puoi fidare di tutti
In realtà nel momento temporale in cui è ambientato il film non si parla ancora di "Guerra", ma solo di "Azione di Polizia". Che cosa voglia dire quest'ultima espressione se lo chiede, oltre al sottoscritto, anche il protagonista.

La situazione descritta ricorda purtroppo la situazione che stiamo vivendo in questo periodo storico.

Ho analizzato i tweet pubblicati in italiano durante gli ultimi atti criminosi di Bruxelles, Nizza e Monaco.
C'è chi afferma che ci troviamo già in guerra, che dovremmo chiudere la porta in faccia allo "straniero", che quelli che sono già tra noi vadano rispediti a casa loro e c'è chi cerca di non fare di tutta l'erba un fascio facendo notare che ci sono molti immigrati extraeuropei integrati più o meno nel nostro tessuto sociale.
Purtroppo si tratta praticamente di un muro contro muro.

Dico subito che non ho la formula magica che rimette tutto a posto; anche perché la situazione si è incancrenita da anni e anni di reciproci passi falsi.

L'Europa e gli Stati Uniti d'America hanno in passato e tutt'ora perpetrato una politica coloniale nei confronti di quei paesi che non erano reputati civili. Siamo andati a casa loro, abbiamo imposto i nostri usi per il nostro tornaconto, li abbiamo sfruttati e molte volte li abbiamo uccisi per difesa, per errore o come prezzo equo per colpire avversari; quasi come nei rastrellamenti della seconda guerra mondiale.

Ci stupiamo quindi che, tra coloro che sono in fuga da situazioni ambientali o politiche disastrose, si trovino anche dei personaggi che non pensano che alla "vendetta"?

Tra le fasce più derelitte di un corpo sociale cova sempre un sentimento di rancore e una voglia di migliorare la condizione propria o dei propri cari; ed è tra questi individui che i poteri forti, poteri a cui non interessa nulla che tu sia di razza caucasica, mongolica, etiope, americana o malese, che tu creda in Dio, Allah o Geova. Questi poteri sono interessati solo a incrementare il loro potere.

Tra queste reclute non è escluso che ci siano degli individui che abbiano una morale al di fuori del "normale" o che amino fare del male, anzi. Ma in ultima analisi non sono importanti se non come detonatori per rendere le situazioni più caotiche.

Se andiamo quindi a vedere bene, non siamo in guerra, Non ci sono due coalizioni che si battono per qualcosa, ma persone che si muovono seguendo uno spirito di rivalsa indirizzato dalle mire altrui verso il caos.
E qui possiamo accendere i riflettori sul secondo punto: la fiducia.
A partire dal regno animale, ci si fida solo del branco, del gruppo; espandendo questo concetto, del vicino, del conterraneo, del connazionale. Di persone che, sotto vari aspetti, somiglino a noi. E questo ci porta a sospettare se non addirittura rifutare tutto quello che è "straniero" o lontano dalla propria cultura.

Che lo si voglia ammettere o meno, il "razzismo" inteso nella sua accezione più ampia, alberga in ognuno di noi. La cosa strana è che il razzismo, essendo diretto verso il diverso, verso chi non conosciamo, con i mezzi di comunicazione moderni non dovrebbe influenzare le nostre vita, dal momento che siamo in grado di parlare con gente di tutto il mondo.

Durante la mie esperienza con Mozilla Italia ho avuto modo di conoscere gente dal Nord e Sud America, Africa, Asia ed Europa. Nel palazzo accanto al luogo deve lavoro c'è un centro culturale musulmano. Ho avuto modo di parlare con tutti loro di argomenti al di fuori di quelli limitati all'occasione.
Non ci crederete. Anche loro ridono alle battute, praticano sport, si preoccupano per la salute dei propri cari e se il lavoro non è soddisfacente o manca del tutto. C'è chi è Cattolico, Protestante, Induista, Musulmano, Agnostico o Ateo. Eppure tutti indossano i pantaloni una gamba alla volta.

Alcuni saranno spie, sabotatori, attentatori? Può darsi. Non sono in grado di saperlo; non sono un esperto di Intelligence come mi pare ci siano tra i falchi dei Social Network. In ogni caso posso dire una cosa: sono come me, come voi, come tutti.

Proviamo a smettere di pensare a loro come "essere inferiori", a invocare il ritorno alla Santa Inquisizione o alla creazione di "Campi di raccolta" (concentramento forse è parso tanto anche all'autore). Smettiamo di andare a casa loro con il fare di Custer verso i Nativi Americani. Non si risolverà tutto magicamente, perché da centinaia di anni non facciamo che comportarci come il bullo del quartiere.
Posso assicurare che gli attentati non smetteranno, ci sarà sempre il potente che recluterà manodopera tra i "reietti". Volete il meglio per i vostri cari? Andate dallo "straniero" e parlate con lui, confrontatevi. Non fatevi guidare dalle viscere, ma dalla vostra mente. E tutti ne usciranno più ricchi, come il protagonista dl film.

Un nemico non è per sempre, un amico si.

E ricordate!
"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci." E non sono parole mie, ma di un ebreo non molto famoso, Isaac Asimov.

domenica 1 marzo 2015

Fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima

Era la fine degli anni '70 e girando la manopola (ebbene sì, miei piccoli amici, c'è stato un tempo in cui ci si doveva alzare per cambiare canale) del vecchio televisore presente nel tinello di casa dei miei genitori, mi imbatto in questo strano telefilm.

Non ho memoria di quale fosse il titolo del mio primo episodio di Star Trek, probabilmente si trattava di "Oltre la galassia" (Where No Man Has Gone Before). Non ero ancora il divoratore di fantascienza che sarei diventato in futuro, e rimasi affascinato dal fatto che, quando si si trova ad affrontare problemi più grandi di noi, alla fine esiste sempre una possibilità di risolverli.

Come tutti rimasi inizialmente colpito dalla figura del capitano Kirk, ma piano piano cominciai a ritrovarmi nel personaggio del signor Spock.
Era parte di una comunità di persone ma in fondo era solo, anche se per lui non era un problema in quanto non era soggiogato dalle umane emozioni. Mi colpì il fatto che non ci si trovasse davanti a un essere che era uno scimmiottamento di un computer, ma di un personaggio che aveva un suo spessore, probabilmente l'unico nella serie ad avere una vera terza dimensione e non essere solo una serie di piani paralleli ognuno con un aspetto diverso.

Durante la serie non si lesinano colpi alla sua origine non umana (alla faccia della Federazione Unita dei Pianeti) ma alla fine si lascia splendere il fatto che la mancanza di emozioni non è sempre una cosa negativa, ma che anzi, ci aiuta a focalizzare i problemi e a trovare la soluzione più logica.

A differenza di molti bambini, non ho mai sognato di fare l'astronauta ma di analizzare i problemi e trovare una soluzione logica e lineare. In un certo senso mi sento un Vulcaniano mancato. Sono affascinato dalla sua compostezza e, infatti, l'episodio che meno amo della serie originale è Al di qua del paradiso (This Side of Paradise) in cui vediamo uno Spock in preda alla proprie emozioni.

Col passare degli anni ho seguito tutte le varie peripezie della Federazione (ad esclusione, ovviamente, del reboot) e non ho trovato molti alieni così ben caratterizzati. Tenendo conto degli anni in cui è stata girata le serie originale di Star Trek, Leonard Nimoy ha fatto una spettacolare interpretazione portandoci verso pianeti sconosciuti e facendoci capire che la differenza non è una cosa da evitare ma un arricchimento della comunità.

La sua morte ho riempito di tristezza il mio cuore. Con lui finisce un'epoca di fantasia e viaggi che sino ad allora non erano neppure immaginabili. Purtroppo c'è molta meno logica nell'universo e non ternerà più.

Alla fine, pur non avendo mai avuto l'onore di incontrar Leonard Nimoy di persona, non posso che fare mie le parole che il suo collega George Takei.



Io, nel mio piccolo, posso solo limitarmi a un "Live long and prosper, Mr. Spock"


venerdì 22 agosto 2014

Tony Hadley: un uomo per tutte le stagioni

Dopo molto tempo, una decina di anni credo, sono tornato ad andare a un concerto.
Scordatevi le folle oceaniche e gli stadi col prato affollato; non credo troverò più alcun cantante che non sia di “nicchia“ che mi invogli ad andarlo a vedere dal vivo. Parlo di quei “piccoli“ concerti che si svolgono le sere d'estate nelle località rivierasche.

L'occasione è stata che, il giorno del compleanno di una persona cara, si svolgesse nelle vicinanze, e più in particolare a Villa Bertelli a Forte dei Marmi, lo spettacolo di un certo Tony Hadley, lo “Spandau Ballet performing live with his band“(Vorrei dire due parole a chi redige i testi, ma ho troppo caldo e lascerò passare, per questa volta).

Per quei pochi e spero limitati solamente a giovani imberbi che non sapessero chi fosse Tony Hadley, ricordo solamente che si tratta del frontman degli Spandau Ballet, band che ha guidato il movimento new romantic e che, negli anni 80 si divideva il favore del pubblico con i Duran Duran.

Sinceramente ero dubbioso se andare, o meglio farmi trascinare a questo spettacolo. Ai tempi, pur ascoltando le canzoni degli Spandau, non mi riconoscevo in quella scuola di pensiero e di moda e forse propendevo per il loro rivali.


Un momento dello spettacolo (foto di Mary Chain)
Un momento dello spettacolo (foto di Mary Chain)

In ogni caso sono andato con la mente aperta e disposto a passare una bella serata, sperando di non ritrovarmi in mezzo a una masnada di groupie quarantenni intente a lanciare reggiseni e mutande sul palco. In effetti qualche signora ricadente in tale categoria si è presto palesata, ma tranne una bionda col caschetto che, per qualche istante ho pensato si mettesse in tenuta adamitica e saltasse sul palco, è stato tutto molto calmo, anche se caldo.

La generazione più rappresentata era, manco a dirlo, quella sui quaranta/cinquanta, ma ho visto molte persone di massimo venti, venticinque anni che si divertivano, cantavano e ballavano al ritmo di musiche che sono state scritte quando loro non erano ancora nate.

Devo confessare che sono rimasto stupito dalla performance di Tony Hadley; voce ancora potente, anche se per qualche acuto strappagola si è aiutato con la corista che era contemporaneamente, la percussionista della band. Si perché, a differenza di altri, lui non ha smesso di cantare e anche durante il periodo di scioglimento della band, ha continuato ad esibirsi. Ovviamente da noi, che siamo la discarica musicale d'europa, è stato dimenticato sino al 2009 quando ha duettato con Caparezza nella canzone Goodbye Malinconia.

Peccato solo che la location sita in mezzo alle case, porti a una chiusura del concerto alle 23.30 circa con un'ora e quaranta di musica e bevute. Bevute si! Quando il cantante si presenta sul palco con tumbler pieno di gin (oppure vodka), poi chiacchiera col pubblico dicendo che “adesso è il mio momento Jack“ scolandosi un altro bicchiere pieno questa volta di whiskey e, per il bis, torna sul palco bevendo birra (per reidratarsi, dico io), non si può parlare che di musica e bevute. Nulla che non sia di casa in un piano bar di Londra.


Tony brinda col pubblico (foto di Mary Chain)
Tony brinda col pubblico (foto di Mary Chain)

Perché di un grande cantante da piano bar si tratta. Non siamo, e forse non lo siamo mai stati, ai livelli (bassi) degli urlatori o di quei cantanti che lavorano tutto di studio. Siamo al cospetto di un artista capace di passare dall'intimo di una sala per pochi fortunati a folle numerose. Chi era con me, mi assicura che il concerto tenuto con gli Spandau a Firenze non ha forse mosso più le folle oceaniche degli anni 80, ma moltissime erano le presenze per ascoltarli dal vivo.

Peccato non aver avuto una qualche attrezzatura degna per un ripresa video e audio; avrebbe reso meglio l'idea di cosa è stata la serata. Ho trovato solo due video in rete dello spettacolo e li trovate più sotto.

In ultima analisi una bella serata estiva, sentire dal vivo un cantante con una voce così duttile, cantare delle canzoni che, bene o male, ti sono rimaste dentro, rimette il male di queste voci dozzinali e piatte che vanno adesso; adatte solo a cavalcare palle da demolizione o a parlare ripetutamente di telefonate.

Tony canta True
 
Tony canta Gold

giovedì 14 febbraio 2013

Arriva il patrono degli epilettici

Prima che giunga il giorno del patrono degli epilettici, vorrei ricordare una persona speciale che, probabilmente, non riesco a far sentire tale.

"Io amo Molly Pucci!" "Io amo Cippa Lippa!" 
Garzone del fornaio che passava di là : "PRRRRR!!!"



sabato 6 ottobre 2012

Un attimo di serenità

Ogni quanto riusciamo a ritagliarci un attimo di serenità durante le nostre giornate, sempre più spesso caotiche?

Ieri sera, all'uscita dall'ufficio ero stranamente rilassato.

Sono partito e non ho trovato la solita coda a fisarmonica per arrivare allo svincolo autostradale;
c'era stranamente spazio davanti alla mia macchina e, complice un cielo limpido e con poche nuvole che spuntavano da dietro le colline, sì da farle apparire come vulcani coperti di neve, un sole arancione spandeva i suoi ultimi raggi prima di far posto alle ombre della notte.

Mi sono distratto un attimo e, su alto nel celeste tendente all'arancio del tramonto, ho visto un aeroplano che attraversava l'aere, lasciando dietro di se quattro scie, come quattro dita che solcassero una limpida distesa d'acqua.

E in quei momenti dalla radio usciva una canzone struggente.

Ecco un breve momento di pace; poi la realtà, nella forma di un tir è passata davanti a me e tutto di è sciolto come neve al sole.